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Progetto: Gestione a distanza dello scompenso cardiaco

2025

Optimizing Ottimizzazione della gestione delle lesioni coronariche calcifiche: un approccio contemporaneo

Questo articolo di revisione fornisce un’analisi dettagliata delle strategie per l’identificazione e la preparazione sicura ed efficace delle lesioni coronariche calcifiche, una sfida tecnica rilevante nell’ambito dell’intervento coronarico percutaneo (PCI). La presenza di calcio intravascolare può compromettere il successo della procedura, ostacolando il passaggio dei dispositivi e l’espansione ottimale dello stent, con un impatto negativo sugli esiti clinici. Il lavoro sottolinea l’importanza della pianificazione pre-procedurale, basata su tecniche di imaging avanzato come la tomografia computerizzata coronarica (CTCA), l’ecografia intravascolare (IVUS) e la tomografia a coerenza ottica (OCT), per una valutazione precisa della morfologia calcifica. Vengono esaminate in modo sistematico le principali tecniche di modifica della lesione – dalla semplice angioplastica con pallone alla aterectomia rotazionale, orbitale e laser, fino alla litotrissia intravascolare – con un’analisi dei criteri di selezione in base alle caratteristiche della lesione e all’esperienza dell’operatore. Supportato da evidenze cliniche aggiornate, l’articolo propone un algoritmo decisionale per la gestione personalizzata delle lesioni calcifiche, mirando a ottimizzare gli esiti attraverso innovazioni tecnologiche e l’affinamento delle tecniche procedurali.

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Revisione sul Ruolo della TAVI nelle Valvole Aortiche Chirurgiche Degenerate

Questo articolo di revisione approfondisce il ruolo della procedura transcatetere valve-in-valve (ViV-TAVI) nel trattamento delle bioprotesi aortiche chirurgiche fallite. La degenerazione di queste valvole rappresenta una sfida clinica crescente, soprattutto in una popolazione sempre più anziana e complessa. ViV-TAVI si configura come un’alternativa meno invasiva alla sostituzione chirurgica (SAVR), riducendo significativamente i rischi legati alla reoperazione. Il lavoro analizza in modo sistematico le fasi della procedura, dalla pianificazione preoperatoria alla selezione della valvola, fino alla gestione delle complicanze potenziali, come il mismatch paziente-protesi e l’ostruzione coronarica, quest’ultima talvolta prevenuta tramite la tecnica BASILICA. Supportata da evidenze cliniche aggiornate sui risultati a lungo termine, la strategia ViV-TAVI si conferma un’opzione terapeutica valida, sicura e promettente per pazienti con fallimento di valvole aortiche chirurgiche bioprotesiche.

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Post hoc del Registro EASTBOURNE

Questa analisi post hoc del Registro EASTBOURNE ha esaminato l’efficacia dei palloni medicati (DCB), in particolare quelli rivestiti con sirolimus, in pazienti di diversa origine etnica, confrontando gli esiti clinici tra popolazioni dell’Asia orientale e pazienti caucasici affetti da coronaropatia. Basato su oltre 2.000 pazienti trattati in 38 centri internazionali, lo studio ha utilizzato un’analisi per gruppi appaiati al fine di garantire un confronto equo. Sebbene i due gruppi mostrassero profili clinici simili dopo l’appaiamento, le pratiche procedurali e gli esiti differivano. I pazienti caucasici presentavano un tasso più elevato di rivascolarizzazione della lesione trattata (TLR), mentre i pazienti dell’Asia orientale avevano un’incidenza maggiore di eventi emorragici. Altri esiti rilevanti, come infarto miocardico e mortalità, erano simili tra i gruppi. Questi risultati suggeriscono che l’etnia possa influenzare la risposta al trattamento con DCB, sottolineando l’importanza di approcci personalizzati in cardiologia interventistica.

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Intervento Coronarico Percutaneo Preventivo delle Placche Vulnerabili

Intervento Coronarico Percutaneo Preventivo delle Placche Vulnerabili è una revisione narrativa che esplora il ruolo in evoluzione dell’intervento coronarico percutaneo (PCI) a scopo preventivo sulle placche coronariche vulnerabili—lesioni non ostruttive che possono causare sindromi coronariche acute e morte cardiaca improvvisa. Queste placche, spesso fibroateromi a capsula sottile con un ampio nucleo lipidico e una sottile capsula fibrosa, risultano generalmente invisibili all’angiografia coronarica standard. L’articolo sottolinea il valore dell’imaging intravascolare ad alta risoluzione (ad esempio OCT e IVUS) nell’identificare caratteristiche morfologiche ad alto rischio, come erosione superficiale, noduli calcifici sporgenti e nuclei necrotici. Vengono esaminate prove cliniche emergenti che suggeriscono come un trattamento preventivo mirato di tali placche—prima della comparsa dei sintomi clinici—possa ridurre il rischio di eventi cardiaci avversi futuri. Sintetizzando le conoscenze attuali e considerando gli studi in corso, la revisione evidenzia il potenziale per un cambiamento di paradigma nella gestione della coronaropatia, passando da strategie reattive a preventive, con l’obiettivo di migliorare gli esiti cardiovascolari a lungo termine attraverso l’identificazione precoce e la stabilizzazione delle lesioni ad alto rischio.

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Lo studio ANDROMEDA

Lo studio ANDROMEDA è una meta-analisi che confronta gli esiti clinici a 3 anni dell’angioplastica con pallone medicato al paclitaxel (PCB) rispetto all’impianto di stent a rilascio di farmaco (DES) nel trattamento della coronaropatia dei piccoli vasi (SV-CAD). Lo studio ha combinato i dati individuali di tre trial randomizzati, coinvolgendo 1.154 pazienti e 1.360 lesioni. I risultati hanno mostrato che, a 3 anni, il trattamento con PCB era associato a un rischio inferiore di eventi cardiovascolari maggiori (MACE) rispetto al DES (HR 0,67; IC 95%: 0,47–0,96). Tuttavia, non sono emerse differenze significative nell’incidenza di fallimento della lesione target (TLF) tra i due gruppi. L’analisi ha inoltre confermato risultati coerenti includendo i dati di un quarto studio. Questi risultati forniscono informazioni preziose sugli esiti a lungo termine del trattamento della SV-CAD con PCB rispetto a DES.

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Le Linee Guida SCAI 2025 per la Malattia Venosa Cronica (CVD)

Le Linee Guida SCAI 2025 per la Malattia Venosa Cronica (CVD) forniscono un quadro completo e basato sull’evidenza per la diagnosi e la gestione della CVD, una condizione che colpisce oltre 25 milioni di adulti solo negli Stati Uniti. Sviluppate dalla Society for Cardiovascular Angiography & Interventions (SCAI), le linee guida offrono nove raccomandazioni chiave condivise, con un’enfasi su terapia compressiva, ablazione endovenosa, scleroterapia, flebectomia e interventi sul sistema venoso profondo come la venoplastica e lo stenting guidati da imaging intravascolare (IVUS). Le linee guida evidenziano anche quattro principali aree di incertezza, tra cui il ruolo della flebectomia nelle ulcere venose e il trattamento della malattia isolata della vena femorale. Pur basandosi sulle evidenze attuali, il documento riconosce i limiti dei dati disponibili e guarda alle innovazioni future, come l’ablazione a microonde o meccanochimica, il monitoraggio assistito da intelligenza artificiale e gli stent stampati in 3D. Queste linee guida rappresentano un passo fondamentale verso una gestione standardizzata, minimamente invasiva e centrata sul paziente della CVD, colmando il divario tra pratica clinica attuale e tecnologie emergenti, e individuando aree che richiedono ulteriore ricerca clinica.

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