Emergenza coronavirus: l’effetto del covid sui pazienti cardiopatici

L’attuale emergenza sanitaria e la rapida diffusione del virus SARS-CoV-2, hanno portato ad una radicale riorganizzazione di tutte le strutture ospedaliere e dei reparti, per meglio veicolare le risorse ed il personale disponibile. Inoltre, esistono sempre più evidenze che la iperattivazione immunitaria conseguente ai casi più gravi di Covid-19 possa esitare in complicanze di tipo vasculitico, a loro volta causa potenziale di complicanze cardio-vascolari.

In Lombardia, la regione per prima colpita e tuttora tra le più affette da questa patologia in Europa, una delle prime misure adottate è stata la progressiva riduzione di tutti i ricoveri programmati di pazienti con cardiopatia ischemica cronica, certa o presunta, con indicazione a coronarografia in elezione o test diagnostici, invasivi e non. 

Successivamente è stato necessaria una riorganizzazione della rete per le emergenze cardiologiche, ed in particolare quella per l’infarto del miocardio, con l’individuazione di 13 centri “hub” con servizio H 24, destinando tutti gli altri centri al ruolo di “spoke”.

In Lombardia, la regione per prima colpita e tuttora tra le più affette da questa patologia in Europa, una delle prime misure adottate è stata la progressiva riduzione di tutti i ricoveri programmati di pazienti con cardiopatia ischemica cronica, certa o presunta, con indicazione a coronarografia in elezione o test diagnostici, invasivi e non. 

Successivamente è stato necessaria una riorganizzazione della rete per le emergenze cardiologiche, ed in particolare quella per l’infarto del miocardio, con l’individuazione di 13 centri “hub” con servizio H 24, destinando tutti gli altri centri al ruolo di “spoke”.

Nel mese di Marzo si è registrata in Lombardia una riduzione del 70% dei ricoveri per infarto del miocardio, cui si aggiungono numerosi arrivi tardivi dei pazienti con infarto. Il timore di recarsi in luogo ad alto rischio di contagio è tra gli imputati di questo comportamento.

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E’ possibile anticipare che l’azzeramento delle procedure elettive, compresa l’abituale attività di follow-up ambulatoriale nei pazienti cardiopatici, nonché la drastica riduzione delle procedure in urgenza e degli accessi per infarto, abbiano un impatto sfavorevole sulla prognosi di questi pazienti. Due sono gli esiti prevedibili: un incremento delle morti improvvise nella prima fase, ed un incremento di pazienti affetti da grave insufficienza cardiaca nella seconda. Quello che temiamo è un effetto rebound di malattie cardiovascolari gravi come conseguenza dell’epidemia Covid.

Infine, non è ancora noto l’effetto cardiovascolare dell’impiego di farmaci ampiamente impiegati nella popolazione affetta da COVID-19 come idrossiclorochina, antivirali, antibiotici, immunomodulatori, immunosoppressori.

Il nostro obiettivo è quello di promuovere uno studio epidemiologico per monitorare lo status di salute cardiovascolare dei pazienti con nota o nuova cardiopatia nell’area metropolitana milanese nei mesi dell’epidemia ed in quelli successivi.

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